Il concetto è chiaro: per amare la terra bisogna conoscerla.
Dove per Terra si intende la città, la regione, il Paese, la società. Sarebbe facile chiamarlo Ambiente, ma già si tratterebbe di qualcosa di troppo ampio che riporta alla mente luoghi abitati dalla natura, ecosistemi, animali che li popolano.
La Terra è qualcosa di più complesso: è lo spazio in cui l’essere umano agisce e interagisce con suoi simili, ovunque si trovi.
E’ lo spazio in cui l’uomo si muove, compie gesti quotidiani che hanno necessariamente una ripercussione sul presente e sul futuro.
Mangiare, dormire, lavorare, stabilire relazioni, mettere al mondo altri esseri umani.
Quando la vita scorre, scadenzata da orari, da giorni, da mesi e da anni, necessariamente si perde il contatto con quello che ci circonda e i gesti quotidiani non vengono più percepiti come veicoli del senso reale della vita, ma come atti necessari alla sopravvivenza.
La nostra associazione vuole riproporre una nuova idea di contatto con ciò che ci circonda: la comunità in cui viviamo, il senso civico che regola questa comunità, i valori etici che guidano come una bussola il cittadino durante tutta la sua vita.
Allora la missione per noi diventa quella di far vedere, a chi lo vuole, che il senso del lavoro non è solo guadagnare denaro, il senso del mangiare non è solo scegliere i prodotti più economici, l’amicizia non è solo incontrarsi di tanto in tanto, o su un social network, l’amore non è solo dirsi “Ti amo”, la solidarietà verso il prossimo non ha niente a che fare con la carità.
Abbiamo la presunzione di conoscere a fondo quanto sia insalubre e inefficace la comunicazione sociale dei mass media.
Siamo professionisti del settore televisivo, abbiamo visto passare sotto i nostri occhi milioni di immagini vuote, accompagnate da una musica triste.
Sappiamo perfettamente quanti soldi sono stati sprecati per pubblicità che non suscitano nessun interesse emotivo né invocano nessuna rivoluzione morale.
Cosa ancora più grave: non possiamo contare neanche sulla scuola. Le nuove generazioni si sono dimostrate il frutto di un lassismo da parte delle istituzioni scolastiche, che ha prodotto un degrado profondo e spesso incolmabile in senso etico e civico.
Siamo convinti che possiamo compiere una rivoluzione nella comunicazione sociale, anche se questo dovesse richiedere anni e anche correndo il rischio di non essere compresi.
Per cominciare a comprendere la comunicazione:
La comunicazione prevede la condivisione: comunicare significa mettere in comune.
L’emittente fa partire un’informazione, all’interno di un canale comunicativo. Usa un codice formale grazie al quale viene dato un significato all’informazione. Il messaggio deve essere univoco per arrivare al ricevente affinché questo processo possa completarsi.
Milioni di agenti più o meno importanti sono di disturbo in questo processo.
Durante una singola giornata ci sono centinaia di migliaia di comunicazioni che falliscono, cioè che non arrivano a destinazione, che non svolgono la funzione per cui sono state create.
Non dipende dal canale, talvolta neanche dall’emittente o dal ricevente.
Ci perdonerete se siamo indignati quando pensiamo che sia più grave che una televisione di Stato, una testata di prestigio, uno spot finanziato dal Ministero delle politiche sociali, fallisca nel processo di comunicazione.
Quel fallimento nel trasmettere un messaggio si ripercuote a cascata sulla famiglia che lo ascolta, su una mamma che cucina, sul ragazzo che va a comprare le scarpe, sul padre che compra l’automobile.
Ci perdonerete se pensiamo che sia grave, gravissimo che non esista sorveglianza rispetto alle informazioni che ci arrivano ogni giorno.
Ci perdonerete anche se pensiamo che deve cambiare radicalmente il contenuto del messaggio.
Pretendiamo che ci insegnino: sobrietà per tornare a vivere felici ogni momento della nostra giornata, responsabilità sociale per comprendere come amare realmente la comunità in cui viviamo.
Vogliamo che ci insegnino a sviluppare una mente critica, a riconoscere cosa ci fa bene e cosa ci danneggia.
Cosa dobbiamo accettare e cosa invece rifiutare?
SolariaLab non è stata creata da semiologi, né da pubblicitari o da professori di linguistica. Non pretendiamo di insegnare, mettiamo a disposizione ciò che abbiamo imparato lavorando e osservando. Sappiamo però che la responsabilità di ciò che facciamo è grandissima.