Dossier Statistico Immigrazione 2020
di Vladimiro Polchi
ROMA – È un effetto collaterale della pandemia: l’emergenza Covid-19, che sta incidendo su tutto il mercato del lavoro, rischia infatti di rendere invisibili migliaia di migranti. Basta pensare che nei primi mesi della crisi, nelle campagne italiane si sono contati 40-55mila lavoratori stranieri in più impiegati in modo irregolare. Non solo. Da marzo a giugno di quest’anno nel settore domestico si sono persi circa 13mila rapporti di lavoro regolare. Insomma il “Covid-19, lungi dal causare una sospensione dello sfruttamento, ha provocato un peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei braccianti immigrati e non solo”.
Calano gli extracomunitari
A denunciare questa situazione è il Dossier Statistico Immigrazione 2020, realizzato dal Centro studi e ricerche Idos in partenariato con Confronti: una miniera di dati, numeri e informazioni che da 30 anni prova a fotografare il complesso “pianeta immigrazione”. Partiamo dai numeri allora: “A fronte di un lievissimo aumento netto annuo di residenti stranieri in Italia, che a fine 2019 sono in totale 5.306.500 (appena 47.100 in più rispetto all’anno precedente), l’8,8% della popolazione complessiva del Paese, i soli non comunitari regolarmente soggiornanti hanno conosciuto, per la prima volta dopo vari anni, una diminuzione del loro numero, calato di ben 101.600 unità (-2,7%) e giunto così a poco più 3.615.000 (erano 3.717.000 a fine 2018)”.
Crescono gli irregolari
Secondo i ricercatori, invece, è probabilmente aumentata la presenza di non comunitari irregolari: “Stimati in 562.000 a fine 2018 (Ismu) e calcolato che, anche per effetto del Decreto sicurezza varato in tale anno, sarebbero cresciuti di ben 120-140.000 unità nei due anni successivi (Ispi), a fine 2019 erano già stimati in oltre 610.000 e a fine 2020 avrebbero plausibilmente sfiorato i 700.000 se, nel frattempo, non fosse intervenuta la regolarizzazione della scorsa estate a farne emergere (almeno temporaneamente, in base al numero di domande presentate) circa 220.500, in stragrande maggioranza dal lavoro in nero domestico e solo in minima parte dal lavoro nero in agricoltura”.
Matrimoni misti e minori “stranieri”
Sono poi diversi gli indicatori che confermano uno stadio avanzato di radicamento degli stranieri nel tessuto sociale italiano. Per esempio, il numero e l’incidenza dei matrimoni misti è in crescita: circa 23.900 nel 2018, il 4,4% in più rispetto all’anno precedente, il 12,2% di tutti i 195.800 matrimoni celebrati nello stesso anno. Non solo. Già a inizio 2018 erano ben 1.316.000 i minori, italiani o stranieri, con un background migratorio (immigrati loro stessi o i loro genitori). Per il 75% (991.000) si tratta di “seconde generazioni” in senso proprio (nati in Italia da genitori stranieri), la maggior parte dei quali (circa 800.000) stranieri anch’essi, “complice un’anacronistica legge sulla cittadinanza, imperniata sullo ius sanguinis, mai riformata in 28 anni nonostante le numerose campagne e gli innumerevoli disegni di legge (recentemente orientati a uno ius culturae e a uno ius soli temperato) depositati in Parlamento”.
Lavoratori non qualificati
E ancora: “Il mercato del lavoro italiano – si legge nel Dossier – appare rigidamente scisso su base “etnica”, con le occupazioni più rischiose, di fatica, di bassa manovalanza, precarie e sottopagate massicciamente riservate agli stranieri”. In particolare, gli stranieri incidono per meno del 2% tra gli impiegati delle amministrazioni pubbliche, degli istituti di credito o assicurativi, del mondo dell’informazione e comunicazione e di quello dell’istruzione; ma per quasi un quinto tra i lavoratori dell’agricoltura (18,3%), del comparto alberghiero-ristorativo (17,7%) e dell’edilizia (17,6%); per oltre un terzo tra venditori ambulanti, facchini, manovali e personale non qualificato della ristorazione; e per ben il 68,8% tra quanti lavorano nei servizi domestici e di cura alla persona.