Terzo Settore


Di: Carlo Borzaga (presidente Euricse)

Letto su: Corriere della Sera – Buonenotizie di martedi 21 aprile 2020 – pag 7

Le organizzazioni del Terzo settore e dell’economia sociale stanno dando un contributo importante nell’affrontare la crisi indotta dal Covid-19. Sono molte quelle che, con buona pace di chi in questi anni le aveva descritte come prive di autonomia e incapaci di innovazione, hanno modificato anche in modo radicale e in poche settimane la propria offerta di servizi.

Nello stesso tempo si è assistito a una esplosione di nuove iniziative solidaristiche con centinaia di volontari che si sono organizzati per aiutare chi non poteva uscire o non era opportuno uscisse di casa. Si va inoltre diffondendo la consapevolezza che queste organizzazioni saranno indispensabili anche per uscire da questa crisi, sia per affrontare vecchi e nuovi bisogni sia per concorrere alla riorganizzazione dei servizi che si sono rivelati inadeguati.

È evidente che per riorganizzare il sistema sanitario, per potenziare la prevenzione e decentrare gli interventi, non basterà destinarvi più risorse: si dovrà anche ripensare completamente l’attuale organizzazione.

Sarà però difficile riuscirci senza contare sul contributo del Terzo settore. Ad esempio di organizzazioni a carattere mutualistico, come nell’esperienza francese e ancor più in quella tedesca, o di reti tra associazioni e cooperative impegnate nella gestione dei servizi sanitari e sociosanitari di base.

Perché il contributo del settore sia massimo si devono però realizzare almeno tre condizioni.

La prima è culturale: è necessario non far prevalere l’idea che ai fallimenti del modello neoliberista si debba reagire solo o soprattutto con l’intervento pubblico e non invece liberando le risorse della società civile.

Si deve poi fare in modo che il settore sopravviva alla crisi, estendendo a tutte le organizzazioni (e non solo ad una parte come è stato fatto finora) tutte le misure previste per le imprese. Dal momento che, oltre e occuparsi con bassi costi di servizi di interesse generale, esse creano anche reddito e occupazione, non c’è ragione per non dedicare loro la stessa attenzione.

In più si potrebbero prorogare fino al 2023 tutti i contratti in essere con le amministrazioni pubbliche. Infine, tutto il comparto deve essere messo in condizione di ripartire velocemente e per questo occorre accelerare l’attuazione della riforma a partire dall’istituzione del Registro Unico del Terzo settore – attesa ormai da tre anni – e dall’effettiva applicazione delle agevolazioni fiscali, indispensabili per recuperare risorse ancora bloccate dai colpevoli ritardi nella segnalazione delle stesse all’Unione Europea.  

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